L’attore Roberto Giordano e il magistero di Irena Sendler
Cari amici, abbiamo voluto intervistare questa settimana un grande amico della comunità Polacca e della Polonia: Roberto Giordano.
Roberto come mai un attore di teatro, cinema e tv, nonché regista e appassionato della lingua napoletana scritta e orale ama come te, ama così tanto la Polonia?
“Non è semplice spiegarlo. A volte capita di non riuscire ad esprimere con le parole sentimenti così forti. Forse, qualcosa o qualcuno, ha voluto che fosse così… La Polonia ormai è parte di me. È nel mio cuore.”
Come nasce il libro “Irena Sendler. La terza madre del ghetto di Varsavia”?
“Il libro è nato grazie a un’idea della prof.ssa Suzana Glavaš, scrittrice e poetessa di origine croata, nonché figlia di sopravvissuta alla Shoah.
Nel 2015, dopo aver letto il mio testo drammaturgico, rimase fortemente colpita dal magistero di Irena Sendler, tanto da prodigarsi prontamente affinchè lo scritto, “documento inedito e importante”, fosse divulgato anche alla platea dei lettori. E grazie alla Casa Editrice La Mongolfiera, di Giovanni Spedicati, tutto ciò è avvenuto.
Il volume, Patrocinato tra l’altro da Amnesty International, dall’Ambasciata Polacca in Roma, dal Consolato Onorario della Repubblica di Polonia in Napoli, e dal Comune di Napoli, ha avuto una sua seconda edizione con la casa editrice Nuvole di Ardesia, di Vincenzo Ambrosanio.”
Il tuo libro “Irena Sendler. La terza madre del ghetto di Varsavia” è diventato un vero e proprio progetto teatrale che ti ha permesso di rappresentare questo spettacolo in numerose città italiane e polacche. Il tuo spettacolo è stato rappresentato anche a Varsavia, riscuotendo grande successo. Come spieghi tutto questo interesse?
“Per essere precisi c’è stato prima il debutto teatrale e poi la pubblicazione del libro.
La prima rappresentazione è avvenuta a Napoli, nel gennaio 2016, presso il Succorpo dell’Annunziata, in occasione della Giornata della Memoria. Lo spettacolo fu Promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, grazie alla volontà dell’allora Assessore Nino Daniele. È stato molto emozionante, la realizzazione di un sogno che ancora oggi continua… Tutt’ora ci sono persone che mi ringraziano per avergli fatto conoscere questa storia incredibile e ci sono studenti che mi contattano per avere consigli sulle loro tesine incentrate sull’eroina polacca…
È uno spettacolo che ho voluto fortemente! Ho rifiutato una scrittura importante e mi sono indebitato pur di portarla in sçena e regalarla al pubblico nostrano.
E’ dal 12 maggio 2008 che Irena è parte di me. La sua scoperta è stato un dolce risveglio… Dopo la scomparsa di mia madre nel novembre 2012, non ero per niente messo bene. Il dolore della perdita di una persona cara, come ben sappiamo, segna tanto… Poi e’ successo l’impensabile… Qualcuno da lassù ha voluto così. Forse mia madre, forse Irena ha voluto prendermi per mano e accompagnarmi in questa magnifica avventura, che mi ha fatto crescere, mi ha fatto diventare una persona migliore, facendomi capire il mio senso della vita, la mia missione…
Spesso si tende a raccontare il male che è stato compiuto e non il bene che è stato fatto. La storia di Irena Sendler entra nel cuore dello spettatore appunto per questo. Abbiamo bisogno di ascoltare messaggi come il suo, di bontà, di altruismo. Abbiamo bisogna di ascoltare storie di solidarietà, di umanità, storie che ci raccontano di porgere la mano a chi è in difficoltà, chiunque esso sia, ebreo, sinti, rom, profugo, immigrato, diverso… E la storia di Irena Sendler racconta tutto ciò.”
Qual è il ricordo più bello che conservi, legato al progetto di “Irena Sendler”?
“Difficile sceglierne uno… il debutto, il libro, gli studenti, l’Ambasciata Polacca di Roma, i professori, le lacrime, i grazie, la Polonia, Varsavia, il Muro del Ghetto, i Giusti, Cracovia e… l’incontro con Elżbieta Ficowska (la bambina più piccola salvata da Irena Sendler), un’emozione indescrivibile! Un ricordo indelebile! Così come sono indelebili le rappresentazioni avvenute in Polonia nel giugno del 2018, in occasione del 10° anniversario dalla morte di Irena. Ricordo che a Varsavia, dopo il “chi è di scena”, abbiamo dovuto posticipare lo spettacolo di una decina di minuti per la commozione di due attrici, dovuta all’incontro con i sopravvissuti, un attimo prima di entrare in scena… Vi lascio immaginare quei momenti…
Inoltre, la presenza della giornalista Anna Mieszkowska (alla quale va tutta la mia gratitudine per aver pubblicato nel suo libro NOME IN CODICE JOLANTA, una lunga intervista ad Irena Sendler), mi ha reso tanto felice. Così come la presenza di Hanna Rechowicz (figlia di Jadwiga Piotrowska) e dell’adorabile Elżbieta, ha fatto sì che la serata fosse davvero speciale.
Allo stesso modo è stato emozionante la presentazione del libro (sempre a Varsavia) presso l’Istituto Italiano di Cultura, alla presenza del prof. Leszek Kazana (italianista), che ha voluto tradurre il mio libro in lingua polacca. Ricordo come se fosse ieri le sue parole:”Un italiano che scrive un testo drammaturgico su una nostra eroina, deve essere premiato. Posso avere l’onore di tradurre il tuo libro in lingua polacca?” Ancora oggi faccio fatica a credere che tutto ciò sia potuto accadere… Sono molto orgoglioso di essere diventato suo amico!”
Hai recentemente messo in scena la figura di Janusz Korczak con lo spettacolo “Janusz Korczak – L’ultima Strada per Treblinka”. Cosa ti ha spinto a scrivere, dirigere e rappresentare come attore questa opera teatrale?
“Janusz Korczak è un altro “eroe” polacco che abbiamo il dovere di ricordare. I suoi libri andrebbero letti da tutti gli educatori, tutti gli insegnanti, tutti i genitori!
Se desideriamo avere un mondo migliore, cominciamo a rispettare i bambini per quelli che sono!… Rispettiamo i loro errori, le loro debolezze, i loro pianti, i loro desideri, senza imporre loro, con la nostra forza, con la nostra arroganza, con il nostro potere, le nostre volontà.
Korczak, precursore della Carta Internazionale dell’Onu sui diritti del fanciullo, ci insegna che il bambino ha il diritto di sbagliare, senza essere giudicato, senza essere punito. Ci invita a chinarci alla loro altezza, ad ascoltarli, senza imbavagliarli, senza mettergli il guinzaglio. Ed io non potevo non raccontare una figura così tenera e umana. Non potevo non raccontare colui che prima di essere deportato con “i suoi ragazzi”, per essere gasato nel campo di sterminio di Treblinka, gli fu data la possibilità di salvarsi, ma rifiutò perché non volle lasciarli soli…”
Direi che non è per niente un periodo di riflessione per alcuni… Quando sento dire che siamo in “guerra”, rabbrividisco! E’ difficile accettare questo tipo di esternazione. Andiamolo a raccontare ai profughi siriani o a quelli afgani o ai somali, che siamo in guerra… Andiamolo a dire alle famiglie di coloro che sono morti in mare mentre noi ci “abbuffiamo” dinanzi a un pranzo luculliano, osservando queste tragedie stando seduti a tavola o stesi sul nostro bel divano… non facciamo alcun accostamento per favore!…
Roberto, anche se questo periodo legato all’emergenza sanitaria non aiuta sicuramente le compagnie teatrali nel mettere in scena le loro opere, conoscendoti starai sicuramente pensando e lavorando ad un nuovo progetto, puoi darcene una anticipazione?
Per quanto riguarda i nuovi progetti, ho da poco finito si scrivere un testo drammaturgico su Oskar Groening (Il Contabile di Auschwitz), ma sento di essere quasi pronto per scrivere il terzo, e forse ultimo, scritto sul Ghetto di Varsavia, con la speranza che ci possa essere in futuro la pubblicazione della raccolta di questi quattro testi.
Poi con Federica Aiello (mia moglie!) continueremo a rappresentare i nostri spettacoli di tradizione: TOTO’ che padre! e L’ARTE DEL SORRISO La Macchietta.
Infine spero quanto prima di ritornare in scena con TARTASSATI DALLE TASSE (di Eduardo Tartaglia) con Biagio Izzo, spettacolo che abbiamo dovuto interrompere a marzo, causa Covid…
E Dulcis in fundo, a fine gennaio , andrà in onda su Rai Uno la serie tv IL COMMISSARIO RICCIARDI (con Lino Guanciale), per la regia di A. D’Alatri, tratto dai romanzi di Maurizio De Giovanni. Io interpretero’ il ruolo del poliziotto Camarda.
Ora Voglio confidarvi due miei sogni. Il primo: ritornare in Polonia per replicare lo spettacolo e rivedere i miei cari amici! Il secondo: replicarlo anche in Israele!…
Prima di congedarci, vorrei chiederti di rivolgere un saluto all”Unione delle Associazioni e dei Polacchi di Puglia” e all’intera comunità polacca che ti segue sempre con affetto.
“Saluto con tanto affetto i miei amici dell’Unione delle Associazioni e dei Polacchi di Puglia sperando di vedervi quanto prima! Un abbraccio forte a tutti voi! Vi lascio con il messaggio della nostra cara:”Dobbiamo lottare per ciò che è buono. Il buono deve prevalere ed io ci credo. Finché vivrò, finché avrò forza, professero’ che la cosa più importante è la bontà.”
Ringraziamo l’amico ed attore Roberto Giordano, certi che saprà realizzare tutti i suoi sogni e che presto potremo riabbracciarlo e rivederlo sul palcoscenico. Ad maiora semper caro Roberto!