Jerzy Ficowski (4 ottocbre 1924, Varsavia – 9 maggio 2006 Varsavia), appartiene alla schiera dei maggiori poeti polacchi del secondo dopoguerra, e soprattutto di quelli più attentamente letti e seguiti dai lettori.
Nato il 4 settembre 1924 a Varsavia, ancora giovanissimo prese parte attiva alla lotta contro l’occupante nazista. Combatté nei ranghi dell’Armia Krajowa, l’armata clandestina fedele al governo polacco in esilio a Londra, e sulle barricate durante l’insurrezione di Varsavia (agosto e settembre 1944).
Studiò filosofia e sociologia all’Università di Varsavia. Debuttò come poeta nell’anno 1946. Già il suo primo volume di poesie Soldatini di piombo (1948) gli attirò l’attenzione della critica letteraria. Divenne però famoso per le sue ricerche sulla vita degli zingari: Gli zingari polacchi, un volume di studi storici e sociologici che uscì presso la casa editrice statale PIW nel 1953, frutto del suo errare per molti mesi con un gruppo di zingari girovaghi. Conoscendo alla perfezione la loro lingua, egli riuscì a scoprire Papuša, una poetessa zingara analfabeta, e a tradurre e pubblicare le sue poesie in una edizione bilingue.
Lottò per anni per i diritti di questo popolo e pubblicò in seguito vari libri dedicati al loro folklore, alla loro mitologia e ai costumi, diventando membro della Gipsy Lore Society d’Inghilterra. A tale proposito va ricordato che Ficowski è anche autore di una bella raccolta di fiabe zigane, tradotte in italiano da Paolo Statuti e stampate dalla casa editrice e/o nel 1985 con il titolo Il rametto dell’albero del sole.
Ottimo conoscitore della pittura moderna, pubblicò tra l’altro le Fiabe macovschiane, illustrate con disegni di Thaddée Makowski, noto pittore polacco-francese, e Lettera a Marc Chagall, libro tradotto in molte lingue e illustrato dallo stesso Chagall.
Alternando l’attività poetica con seri studi storico-letterari, Ficowski si è occupato anche dell’opera di Bruno Schulz, uno dei maggiori prosatori polacchi (Le botteghe color cannella, Il sanatorio all’insegna della clessidra), assassinato dai nazisti in una strada della natia Drohobycz durante la guerra. Fu Ficowski a divulgare le sue lettere e a scrivere la più acuta monografia di questo autore: Le regioni della grande eresia, 1967.
Ficowski, insieme con Agnieszka Osiecka, ha creato un diverso metro con cui valutare la canzone; dopo di loro è difficile in Polonia essere banali anche in questo campo.
Ficowski è sempre stato in prima fila tra gli scrittori impegnati nel senso più vero di questa parola, come tenace difensore degli oppressi e dei perseguitati. Negli anni della reazione gomulkiana e del regime di Gierek, prese parte al movimento della contestazione e, in consonanza con le migliori tradizioni della poesia polacca, intervenne spesso come poeta a difesa dei diritti umani e soprattutto del diritto alla libertà di parola. Di conseguenza, negli anni Settanta dovette pubblicare le proprie poesie presso case editrici “fuori censura”, cioè nel samizdat polacco, come noto assai attivo e diffuso. Così fu pubblicato anche il suo poema ormai famoso La lettura delle ceneri, dedicato alla memoria dei tre milioni di ebrei polacchi sterminati dai nazisti.
Ficowski con la sua inventiva e perseveranza, con la profonda conoscenza sia delle tradizioni letterarie, sia del vivo folklore, contribuì in modo straordinario ad uno dei più tipici fenomeni polacchi: far parte di coloro che fanno della poesia una cosa indispensabile ai Polacchi, al pari del loro pane quotidiano.
Tratto dall’interessante Blog di Paolo Statuti